Emily Paige Short “Chronicles of the day- after- yesterday” 02.02.2008

Non un ferro di cavallo. Non una noce. Ne’ un qualcosa che si posa in cima a una collina. La reazione e’ di perplessità quando ci si trova davanti alla molteplicità delle immagini che ci ricordano un sogno in un pentolone di acqua bollente che brucia la casa che esiste dentro di noi rendendo inafferrabile la possibilità di andare oltre la semplicità di un qualcosa che possa essere solo se stesso e nient’altro.
Come mischiare un mazzo di carte in un’era della modernità preistorica o come una prolunga che corre lungo il pavimento attraversando una pozzanghera che incorpora tutti i confini che stabiliscono i limiti dell’altro all’interno di noi stessi.

L’installazione sembra essere precipitata dai cieli del caos e dell’anti-cultura, e’ atterrata nello spazio rifugiato della galleria. Eco di voci appartenenti alla propaganda consumatrice sovrapposti con leggeri suoni di pioggia e di vento ci trasportano in un mondo assurdo che porta con se le cicatrici di una storia abusiva imposta da un sistema di consumo materialistico. L’ordine quotidiano è veramente capace di salvare la mente dell’uomo dal caos? o forse è proprio questa ricerca disperata che riduce il mondo a ciò che è oggi? l’elettricità’ e il sound sono la circolazione sanguigna di questa terra creata dall’artista – sono il battito del cuore della civiltà che spinge i passi di ogni uomo nel futuro – o anzi, nel ritorno alla primitività.
La distruzione della cultura è scultura che sconfigge l’ipotetica gravità che ci incolla sulla terra, che liquidifica questa aderenza attraverso la leggerezza di una forma rialzata, un’esplosione di particelle, la memoria di chi saremmo potuti essere stati una volta. La coesione eclettica di questi ordinari elementi trovati sulle strade, nei campi di rifiuti, nei giardini abbandonati, e in negozi casalinghi di Roma, sembra accennare una possibile coesistenza in un nuovo sistema degli oggetti.

L’approccio che adopera l’artista nella manipolazione di questi banali materiali origina dalla sua voglia di annientare la loro falsa funzione e la nostra opportuna necessità di possederli, riproponendo in tal modo una rigenerazione di gruppo nel mondo degli oggetti. Insignificanti, scartati, prodotti in massa, ed industriali, questi oggetti si riuniscono in una nuova forma di esistenza che però non viene proposta come alternativa al nostro mondo, come un posto migliore. Invece, attraverso una composizione giocherellosa e frescamente eseguita, “chronicles of the day-after-yesterday” si manifesta nella forma di un commento sull’oggi rendendo ridicola la nostra esistenza e il nostro credere continuo in un mondo materialistico.

Fabrizio Pizzuto

Inaugurazione sabato 2 febbraio ore 19