Bernard Thomas “Sang de Glace” 08.11.2008

Bernard Thomas
Sang de Glace (sangue di ghiaccio)

a cura di Fabrizio Pizzuto

Inaugurazione mostra: sabato 8 Novembre 2008 alle 19:00
Luogo: LaPortaBlu Gallery
Indirizzo: Arco degli Acetari 40 , 00186 Roma
Durata: fino al 29 Novembre

orari: dalle 17:00 alle 20:00 dal Martedì al Sabato

Viene inaugurata l’8 novembre 2008 negli spazi della Porta Blu Gallery una mostra fotografica, testimonianza della azioni di Bernard Thomas, artista francese già noto al pubblico romano per aver collaborato molti anni con Francesco Soligo, attualmente vive e lavora a Parigi, e da alcuni anni non esponeva in Italia.
Il lavoro che egli compie sui ghiacciai, sebbene nasca come progetto dall’idea di un atto ambientale, di estrazione land-artistica, più che un lavoro di stravolgimento della natura, diventa una presa di coscienza di essa, molto più che di possesso.

Con un atto violento Thomas, dopo aver terminato la scalata, colpisce il gelo, cioè l’acqua solida, la ferisce, disegna la traccia della sua ferita col colore rosso, la lascia sanguinare e la fotografa… il risultato è dolce come è dolce la natura ferita che non reagisce; la natura terribile in cui un piccolo taglio, ottenuto con grande fatica diventa piuttosto presenza, così come il dolore è il segno della presenza umana, la sola prova dell’essere vivi e svegli. Il dolore della natura in Thomas però è un atto mentale, ma nel quale la natura si mostra, si svela, modificata dall’atto, lascia apparire giustappunto il rosso di una finta ferita, nel bianco e nel blu della purezza d’angelo del ghiacciaio; un atto effimero volto a svelare le possibilità, ma anche il gesto di una battaglia d’amore, battaglia leale tra l’uomo e la montagna, quasi come un fotografo che affronta peripezie per una donna, e la fotografa, giusto con un filo di trucco, con un vestito di scena… ed è questo il suo incomprensibile atto d’amore.

Thomas diventa un pittore a contatto con gli elementi naturali, e, sebbene senza i pennelli, mi appare come un ricercatore di immagini nascoste nelle possibilità della luce o degli elementi naturali, ma che rimane un artista, a mio avviso, con un profondo senso pittorico.

In Bernard Thomas, dunque, l’effimero è una rivoluzione moderna, la vita non quotidiana che sovverte la vita quotidiana, effimera anch’essa. L’eternità di Thomas è tutta mentale, tutta concettuale, è duro lavoro; l’effimero attimo fuggente è l’unico risultato eterno, la grandezza del sublime che sanguina, oggi e oggi soltanto è/e la grandezza e la piccolezza di un gesto e di un colore..

Le testimonianze fotografiche di Bernard rappresentano qualcosa che non c’è già più, la morte di una realtà che però trova l’eterno solo nel suo funerale, ovvero solo nella testimonianza, l’effimero si ferma nel tempo, nel non restare; e la prova che non c’è già più equivale alla prova che c’è stato…
Uno dei tanti spunti che mi vengono in mente e dei modi di vedere questo lavoro potrebbe essere questo.